giovedì 14 novembre 2013

LE ANIME PERSE

di Renzo Balmelli

RILANCIO. Se ci fosse un Gogol contemporaneo, più che di anime morte parlerebbe delle anime perse della sinistra, tesa a inseguire un'ansia di rinnovamento che tra i brandelli del passato e le foglie al vento del presente non riesce a costruirsi una nuova identità per il futuro. Il problema non è tanto la litigiosità che fa da sfondo alle primarie. E' fisiologica. Basta guardare a quello che succede negli Stati Uniti dove i competitori se ne dicono di tutti i colori. No, il problema è che non sono d'accordo su niente, nemmeno sull'adesione al PSE, voluta e rinnegata fino ad arrivare al punto di rottura. E' insomma una questione di cultura politica che se non riesce a esprimere un minimo comun denominatore e uno straccio di modello unitario, difficilmente darà risultati di lunga lena. Senza una visione condivisa un grande partito come il Pd non si rilancia.

MISERIA. Nemmeno durante la Prima Repubblica si erano contati così tanti emendamenti per un solo provvedimento. Mai si era arrivati alla cifra mostruosa di 3093, tanti quanti ne sono stati presentati per la Legge di stabilità, frutto di appetiti irrefrenabili. E neanche a cercarla col lanternino si troverà in questa intricata foresta di modifiche, rettifiche e aggiunte, una richiesta che avvicini alla cultura, sebbene sia uno dei temi ricorrenti in ogni dibattito sul declino e la possibile ripresa dell'Italia. In questo settore cruciale il mondo politico italiano , prigioniero delle sue faide quotidiane, ha mostrato un'attenzione sicuramente non pari alla straordinaria potenzialità dell'offerta che ne fa una delle prime al mondo per il pregio artistico e naturalistico. Non meraviglia quindi se all'estero, dove serpeggia lo sconcerto per le evidenti lacune, si parli di " bella miseria" anziché di Bella Italia.

MEMORIA. Con la dolente compostezza richiesta dal triste evento, è stata ricordata la Notte dei cristalli che 75 anni fa diede il via al bestiale pogrom nei confronti degli ebrei. Ma poiché l'incontro con la stupidità, lungi dall'essere impossibile, è perfino probabile, le voci stridule non smettono di farsi sentire. Mentre non si è ancora depositato il polverone sollevato da quel signore che confonde l'Italia democratica con la Germania nazista, un suo emulo, ospite a Gerusalemme, ha rincarato la dose asserendo che quel signore e gli ebrei rappresentano i mille volti della persecuzione. Si torna insomma in altra forma sullo stesso parallelo nel tentativo di sdoganare un concetto improponibile che non ha nessuna attinenza con la realtà se non quello di rivendicare il ricorso alla memoria per l'uso personale. Un triste, tristissimo esempio di cupio dissolvi.

RIBELLE. Già le origini, umili, in uno sperduto villaggio algerino al tempo del colonialismo, concorsero a fare di Albert Camus l'étranger qui nous ressemble (“lo straniero che ci somiglia”), la scomoda coscienza critica della Francia e dell'Europa. A oltre 50 anni dalla prematura morte in un misterioso incidente e nel centenario della nascita, l'autore francese più letto al mondo, premio Nobel, ammiratore di Silone, ribelle, eroe della Resistenza, assetato di giustizia e libertà, resta una presenza viva per la sensibilità e la capacità di indagare nei meandri dell'essere umano. Autore di capolavori come La peste , Lo straniero e L'uomo in rivolta ci ha lasciato un pensiero attualissimo, non omologabile, vigoroso e quanto mai necessario in quest'epoca povera di visioni illuminanti, segnata dal pressappochismo e dal "bunga-bunghismo" di cui l'Italia sta ancora pagando un prezzo elevatissimo.

MILIARDARI. Spuntano come i funghi dopo una spolverata di rugiada, ma sono meno appetitosi. Mentre l'Europa stenta e sul ponte sventola bandiera bianca, i miliardari proliferano a vista d'occhio nei cinque continenti e messi assieme detengono una ricchezza superiore al PIL di tutti i Paesi, tranne USA e Cina. Per loro la crisi è soltanto una parola sotto la lettera "c" del vocabolario, un dettaglio da non prendere nemmeno in considerazione nel mare sterminato del loro patrimonio complessivo che raggiunge i 3.100 miliardi di dollari. O Dio, anch'essi , poveretti, qualche preoccupazione ce l'hanno. Dover scegliere ogni giorno in quale villa o in quale maniero assecondare la passione per i viaggi, le collezioni d'arte, il golf e i jet privati alla lunga può sfiancare. Vuoi mettere l'adrenalina di una bella fila per un posto di lavoro!

ORELLI. Nel mezzo di una situazione difficile che vede critici e letterati accorrere al capezzale della poesia in sofferenza, viene a tacere una delle voci più autenticamente poetiche della nostra epoca: quella del ticinese Giorgio Orelli, considerato uno dei maggiori rappresentanti della poesia contemporanea di lingua italiana. Se l'idioma di Dante, ma anche di Foscolo, Pascoli e Montale, non è ad ammuffire in qualche scaffale, ma continua a far vibrare le corde più profonde dell'animo, gran merito va a questo figlio della valle a ridosso del Gottardo, scomparso a 92 anni, che ha insegnato a intere generazioni a vederlo con occhi nuovi, in tutta la sua ricchezza verbale. Per questa sua capacità di innovare, per il gusto della parola precisa, Orelli oltre che poeta è stato un grande ambasciatore della lingua italiana. Ciò che fa di lui, come disse Gianfranco Contini, un toscano del Ticino.