SPIGOLATURE
di Renzo Balmelli
EMOZIONI. Una volta ancora quella grande fabbrica di sogni che è Hollywood ce l'ha fatta a cogliere l'aria dei tempi, le ansie della gente stordita dalla crisi, il bisogno di evadere dal grigiore dell'esistenza in cui nemmeno le crociere assicurano una navigazione serena nei paradisi delle illusioni dorate. Con la messe di Oscar a The Artist, riuscita operetta che celebra il ritorno alle origini, al bianco e nero, al film muto della belle époque, il regno della celluloide regala due ore di gradevole intrattenimento, trasporta gli spettatori in un altro mondo; un mondo incantato, intriso di ricordi, buoni sentimenti e forse anche di rimpianti. Proprio come diceva Hitchcock, il cinema è emozione, è la vita a cui sono stati tolti i momenti noiosi. E nella vita sovente pure le parole sono di troppo anche se spesso i sogni svaniscono quando lo schermo si spegne.
POETA. Quando muore un poeta si è tutti più poveri. E Lucio Dalla poeta lo era, genio e cuore della canzone che con ironia e intelligenza ha saputo leggere nell'anima della gente, ne ha intuito i bisogni minuti, essenziali. Con i suoi grandi successi da "4 marzo '43" a "Caruso", da "Piazza Grande" a "Nuvolari", canzoni che non moriranno mai perché parlano di noi, dei nostri sentimenti l'artista bolognese è stato il camaleontico, instancabile interprete della quotidianità fatta di gioie e dolori. Cantautore di tutte le generazioni, forte e originale come ha detto Napolitano rendendogli pubblico omaggio, è riuscito a raccontare e rappresentare l'Italia nel mondo man mano che cambiava. L'Italia passata attraverso mille prove, forgiata dal non sempre facile mestiere di vivere, quella che lui con semplicità e immediatezza ha accompagnato con le sue melodie.
PAGELLA. Ai partiti non garba affatto sentirsi dire che il governo "tecnico" di Mario Monti è la conseguenza delle loro fragilità. Alla critica obbiettano che i "bocconiani" sono i figli di un gesto di responsabilità per salvare il paese dal baratro dopo avere pericolosamente lambito il contagio col default greco. Sarà, ma i sondaggi parlano un'altra lingua, dicono che la fiducia nei loro confronti se fosse una pagella scolastica sarebbe l'equivalente di uno zero in condotta. Dai loro primi incontri quando hanno provato a fare propria la strada delle riforme, finora - ha scritto Giovanni Sartori - sono emerse soltanto stramberie che il paese stenta a capire. Si diano una mossa, tanto più che da varie parti iniziano a manifestarsi interrogativi non di poco conto sulla funzione della democrazia in questa fase di transizione. Non che sia sospesa o in pericolo: si tratta però di capire quanto durerà l'emergenza e dove porterà alla fine del ciclo il singolare connubio con la tecnocrazia.
PRIVILEGI. Secondo una leggenda metropolitana, ai tempi del comunismo nell'ex Unione sovietica si fingeva di lavorare per un finto salario. Anni dopo nell'incompiuta, claudicante democrazia russa, la finzione continua, ma ha mutato scenario. Al posto del vecchio GUM, il grande magazzino del regime con i suoi scaffali desolatamente vuoti, si trovano Ferrari, Maserati, vetrine piene di ogni ben di Dio. A goderne però è solo una ristretta cerchia di oligarchi, figli e nipoti della vecchia nomenklatura che si autoalimenta in una sorta di gattopardesca giostra dei privilegi. L'altra Russia che in queste ore va alle urne, la Russia della periferia che si arrabatta come può, invoca il cambiamento, denuncia brogli e corruzione. Ma il potere è sordo. Lo scontato avvicendamento delle cariche tra Putin e Medvedev anziché fare entrare aria fresca nelle stanze del Cremlino sembra destinato a consolidare un sistema bloccato che non sa ascoltare l'opposizione.
COALIZIONE. Come c'era il socialismo reale, cosi esiste il berlusconismo reale che nei primi mesi del dopo-Silvio continua a covare sotto le ceneri avendo quale obiettivo la gloria del Quirinale per il Cavaliere. Speriamo non accada, ma ormai, in previsione del 2013, il discorso fa perno con sempre maggiore insistenza attorno all'ipotesi di una grande coalizione tripartita (Pd, PdL, Terzo Polo) che vedrebbe appunto l'ex premier nel ruolo del tutto immeritato di padre nobile della patria. Immeritato, perché francamente non si capisce cosa abbia da proporre la scuola di Arcore che nel suo continuo girare attorno al vuoto ha prodotto soltanto disastri. La via del Colle sarebbe l'ennesima beffa al paese da parte di chi è stato al governo senza governare, confonde prescrizione con assoluzione (caso Mills) e ha inventato l'abominio delle leggi ad personam. Lasciandoli fare sarà inutile indignarsi se la disaffezione nei confronti della politica crescerà in modo esponenziale.