lunedì 7 giugno 2010

Un po' di coraggio

       
Un po' di coraggio è quel che ci vorrebbe contro i nostri mali: il fanatismo religioso, le menzogne del potere e il conformismo dei media.

di Renzo Balmelli

SCONFITTA - Per chi ama lo Stato ebraico, che è l’unica democrazia mediorientale, il tragico blitz contro la flotta dei pacifisti è stata una prova lacerante e triste. Dietro la manovra si intuisce la lunga mano della destra militare e ultraortodossa, ossia il peggiore, il piu’ nichilista degli incubi, pietra tombale di qualsiasi ideale. Per Israele, che da nazione si è fatta Stato riscattando il dramma della Shoah, diventa quindi urgente recuperare la dimensione politica, diplomatica e umanitaria delle sue scelte per evitare l’isolamento internazionale. Dopo l’insano gesto, che nessun distinguo e nessuna provocazione puo’ giustificare, forte è il rischio che il processo di pace israelo-palestinese sia destinato ad arenarsi in maniera irrimediabile. Sarebbe una sconfitta per tutta l’umanità.

BUGIE -  E’ nel picco da primato della disoccupazione sommato alla maxi-stangata da 25 miliardi che si misura tutta l’inadeguatezza del governo a fare bene i suoi compiti. Finché ha potuto Berlusconi, negando persino l'evidenza, ha tirato avanti nella curiosa convinzione che il mondo si conquista con un po’ di finzione. Ma quando il bluff della crisi che non c’è gli è scoppiato in mano, era ormai troppo tardi per dissimulare l’ammissione della dura realtà. Diversamente dall’isola di Peter Pan, la crisi c’è, eccome, e fa male, molto male. Soprattutto a chi non naviga nei paradisi fiscali. Una delle massime incrollabili di Winston Churchill era che “in tempi difficili la verità è cosi’ preziosa da essere protetta da una barriera di bugie”. Ma bugie nient’affatto innocenti nel sultanato di Arcore.

CORAGGIO -Se il caso di Maria Luisa Busi, la giornalista ribelle che ha sbattuto la porta del TgUno per non piegarsi agli ordini di scuderia, sbarca in Francia con un’intera pagina su Libération, il danno d’immagine non è di poco conto. Con questa destra al potere, che già si è illustrata per le gaffe di Bondi al festival di Cannes, si finisce col consegnare al mondo il ritratto di un governo in cui prevalgono disagio e insofferenza nei confronti della critica. Dell’ammiraglia RAI, ormai controllata dalla maggioranza, si dice che prima parlava a tutti gli italiani, mentre ora l’informazione sta diventando parziale e partigiana. Per fortuna c’è il rovescio della medaglia. Con Draquila della Guzzanti un filo rosso si dipana a documentare la verità nella cornice di diffuso conformismo che ammorba l’aria italiana di oggi, irrespirabile. Basta soltanto un po’ di coraggio.

REGNO - Vuoi vedere che  nel cuore della Lega covano nostalgici propositi monarchici. Disertando platealmente le cerimonie  del 2 giugno tutti gli uomini del Senatur in fondo hanno mostrato di non nutrire grandi sentimenti per la Repubblica che gli italiani preferirono ai Savoia nello storico referendum. Ma l'avversione non è tanto  per Roma ladrona o il meridione che i leghisti cancellerebbero comunque dalle carte geografiche. No, la ragione potrebbe essere un'altra, audace e inconfessabile. Sotto, sotto ,  snobbando il palco presidenziale, i lumbard dichiarano  il loro desiderio di tagliare i ponti col Paese. E allora, anziché il federalismo, perché non immaginare un bel regno della Padania. Dopotutto nomen est omen: il sovrano in pectore già esiste, si chiama Umberto, un nome che sembra segnato dal destino.