lunedì 17 novembre 2008

PRESTIGIO IN CALO

Nessuno, come il Cavaliere, è mai stato così contento di sé e insieme così “incompreso”, e cosi’ spesso, sulla scena internazionale.

di Renzo Balmelli
Ci sono momenti in cui la storia compie un balzo. Gli elettori americani in un giorno hanno provato a cambiare i destini del mondo. L'avvento del figlio di un africano alla Casa Bianca sta spingendo miliardi di persone, pur nel mezzo di una crisi spaventosa, a interrogarsi sui valori profondi della democrazia, la più straordinaria conquista civile dell'umanità, in fondo a un cammino secolare di dolore e intolleranza.

Le posizioni assunte dal Pdl di fronte a questa trasformazione sono state, oltre a quanto si temeva, un miserabile faux pas di cui la maggioranza vorrebbe ora cancellare qualsiasi traccia. Una delle pagine piu’ brutte dell’era berlusconiana.

Non sorprende che da un sito all’altro continuino a rimbalzare le voci di molti lettori, persuasi che per il bene del paese sia necessaria una svolta radicale e che ci voglia accanto a un eventuale Obama nostrano anche un conservatore come McCain alla guida della destra.

A prima vista cio' puo' sembare un paradosso, e magari lo è pure, non privo tuttavia di qualche solida ragione. Se non altro, optando per una leadership di governo che dia maggiori garanzie di serietà, verrebbero risparmiate le brutte figure che a frequenza ormai regolare offrono la peggiore immagine dell’Italia nel mondo.

Quando il pensiero corre alle “ berlusconate”, fuori dagli italici confini si fa spallucce: stupidaggini, una via di mezzo tra barzellette e pessimo cabaret. Insomma nulla di cui essere particolarmente orgogliosi. Con tutti i problemi che affliggono l’umanità, è triste, triste e deprimente, doversi occupare ancora del premier impertinente, ormai in procinto di entrare nella galleria dei “gaffeur seriali”.

Per il mondo il leader del Pdl è un istrione, a volte spiazzante e incontrollabile, le cui uscite a ruota libera già in passato hanno colpito gravemente l'immagine e la dignità della Repubblica Italiana sulla scena internazionale. Ne ricordiamo una per tutte, vero apice di cinismo, che la dice lunga sull’autore: “Arafat mi ha chiesto di dargli una tivu’ per la Striscia di Gaza. Gli mandero’ Striscia la notizia”.

Dopo l’ennesima, incredibile performance dedicata al colore "abbronzato" della pelle di Obama, si leggono in rete migliaia di messaggi dal tono inequivocabile, che fanno fede del profondo disagio provato dagli italiani quando all’estero vengono, inevitabilmente, interpellati sugli scherzi internazionali di Silvio.

Pessima impressione non certo attenuatasi dopo la telefonata del presidente eletto. Il prossimo inquilino della Casa Bianca ha salvato le formalità di rito per deferenza verso l'Italia. Tuttavia, il cospicuo ritardo rispetto ai colloqui telefonici con gli altri leader del G8 è stato diplomaticamente significativo. Niente male per colui che si considera il “meglio fico del bigoncio”, uno al quale tutto è dovuto.

Nessuno, osserva Gian Antonio Stella, è mai stato cosi’ contento di se stesso e insieme cosi’ “incompreso”, e cosi’ spesso, sulla scena internazionale. Insomma: tutto si può dire di Berlusconi meno che con lui sia aumentato il prestigio dell'Italia nel mondo, un paese noto ovunque per lo stile e un certo buon gusto che ha fatto le fortune del "made in Italy", un fiore all'occhiello che ora pero' si trova messo a malpartito dai cattivi maestri della politica.

In attesa della prossima intemperanza gli elettori italiani avranno forse il tempo di aprire gli occhi e, ispirandosi alla lezione americana, di porsi qualche interrogativo sull’affidabilità di chi li guida e rappresenta, con poco merito e scarsi risultati, in patria e all’estero.