lunedì 22 gennaio 2018

La prima bimba nata in Austria

di Renzo Balmelli

BRIVIDI. Sono trascorse alcune settimane, ma ripensandoci continuano a provocare un senso di angoscia le ingiurie di stampo razzista rivolte alla prima bimba nata in Austria all'inizio dell'anno per il solo fatto di essere mussulmana. In un Paese civile della civile Europa, ma ora tenuto sotto scacco dall'estrema destra, mette i brividi l ' idea che si possa arrivare a simili abiezioni, al punto da augurare a una bimba innocente di morire nella culla. Secondo una bizzarra teoria gli anni che si concludono con l'otto portano con se novità e rivolgimenti. E anche il 2018 non fa eccezioni. Ma se il mattino si vede dal buongiorno, questo episodio anziché risollevare lo spirito, ci fa sprofondare nella notte più buia e profonda, presaga di di istinti e insulti bestiali come non se ne vedevano dai tempi dell'ultima guerra.

MEMORIA. Può darsi che il fascismo non torni al governo. O almeno si spera. Dicono difatti gli addetti ai lavori che la storia non si ripete mai due volte. Ma in certi casi è lecito dubitarne. Se consideriamo che nella marea dei social ospitata da compiacenti testate, l'antifascismo viene guardato con malcelato disprezzo e non come un valore universale, c'è poco da stare allegri. Eppure di quell'epoca nefasta esistono scritti e testimonianze che non lasciano dubbi. Per rendersi conto, basta rileggere i libri di Aharon Appelfeld, il grande scrittore israeliano e uno degli ultimi testimoni sopravvissuti alla Shoah , scomparso all'inizio di gennaio, che ha vissuto sulla propria pelle, fin da bambino, lo scempio della guerra e di un barbaro regime assassino. Scrivere era per lui il modo più naturale di darne conto, ricordare e perpetuare. Una lezione più che mai attuale, in particolare oggi quando l'importanza della memoria sembra svanire di fronte all'insorgere dell'odio razziale e del recrudescente mito dell'uomo forte.

CONSENSO. "Per qualche dollaro in più" è un western molto famoso della così detta trilogia del dollaro diretta da Sergio Leone, maestro insuperabile di questo genere di pellicole. Non è dato a sapere se Donald Trump ne abbia mai vista una, ma di sicuro non ignora che qualche dollaro in più nel portafoglio aiuta ad ammansire anche coloro che non l'hanno votato e non avranno mai una lussuosa "dacia" come la sua nel cuore di New York .Detto, fatto. Col grande vantaggio, tra l'altro, di distogliere l'attenzione sul piano interno dalle gaffe a ripetizioni che lo portano ad etichettare con epiteti irrepetibili Haiti, El Salvador e parecchi stati africani. Insomma, facendo circolare un pò di " money" e rendere più facile l'accesso ai consumi, il Presidente sa come comperare il consenso dimostrandosi tutt'altro che stupido o malato, pur restando una mina vagante e pericolosa del panorama politico interno e internazionale. 

INELEGGIBILE. Bisogna riconoscere che un pochino ci mancavano le spassose e fatue comparsate di Silvio Berlusconi in televisione. Rivederlo all'opera nei salotti a lui più congeniali alle prese con schizzi, diagrammi e cifre prese chissà dove, ci ha fatto ringiovanire di qualche anno. Oppure, all'opposto, invecchiare di colpo. Poiché se è in questo reticolo di promesse e bugie trasversali e di schieramenti e partiti senza visioni e senza unità che funziona la campagna, tremano le vene ai polsi cercando di immaginare che Italia uscirà dalle urne il 4 marzo. A maggior ragione riflettendo sul fatto che l'ex Cavaliere, auto proclamatosi Presidente nella carica dei loghi col nome dentro, a norme di legge non è eleggibile. Per dirla con una salace battuta di Michele Serra " ineleggibile che arriva in dirigibile". Strano che nessuno degli intervistatori glielo abbia fatto notare.

SPINA. Sarà claudicante e non al massimo della forma, ma quando le cose non girano per il verso giusto e la destra ne ha combinate un po' troppe per uscire da sola dai pasticci, tocca alla sinistra rientrare in gioco per rimettere le pedine al posto giusto. Anche in questi giorni, segnati da lunghe e turbolente trattative, il contributo della SPD tedesca è stato determinante per aprire uno spiraglio in vista di una nuova Grosse Koalition. Alla lunga si è capito che la gente vuole un Paese che funzioni e non a caso l'intesa faticosamente raggiunta e ancora da perfezionare è stata letta come un bene per l'Europa e una certa idea della cultura europea nel solco dell'eredità tramandata dai padri fondatori. Un governo stabile a Berlino potrebbe sbloccare importanti decisioni e livello comunitario, non ultima la spina nel fianco della Brexit che per molti elettori britannici ha ormai il sapore di un boccone troppo amaro.

DERIVE. Stiamo cadendo sempre più in basso. Dalle farneticazioni a proposito della "razza bianca a rischio", alla soluzione estrema dell'emergenza migratoria, ormai se ne odono di tutti colori. E a esprimersi così, senza nessuna vergogna, sono politici autorevoli, candidati per posti di prestigio e di governo. Ai numerosi e rumorosi tentativi di riabilitazione del Duce, strumentalizzati ad arte per dare libero sfogo ai malumori, si aggiunge l'aggravarsi del clima di intolleranza destinato a creare inquietudine e pericolose derive nostalgiche. La qualcosa, in mancanza di una vera risposta politica, aumenta il pericolo di fare rivivere le pagine più brutte del passato in un contesto largamente condizionato dall'uso spregiudicato delle fakes news. Se ripensiamo alle tragedie vissute durante la dittatura in Cile e Argentina, l'ipotesi di caricare i profughi sugli aerei per rispedirli da dove vengono, ma senza sapere dove andranno, non consente di dormire sonni tranquilli sul futuro dell'umanità. Tutta l'umanità "in un mondo che è plurale", come ricorda Hannah Arendt.