martedì 4 luglio 2017

Pedro, adelante con juicio

di Renzo Balmelli

LENTEZZA. Già nell'Italia del Quattrocento Lorenzo il Magnifico si poneva tra il serio e il faceto poetici e filosofici interrogativi sull'incertezza del domani. In pieno Rinascimento, ma prima della scoperta dell'America, andava alla ricerca della formula magica, salvifica, capace di fermare il tempo e di rispondere alle inquietudini dell'uomo. E oggi? Oggi il sentimento di precarietà che sembriamo avvertire di fronte a situazioni che cambiano dal giorno alla notte riporta alla memoria la lezione di un altro de' Medici, Cosimo, che come altri classici aveva intuito il piacere dimenticato della vera lentezza. Kundera ne aveva fatto l'elogio, Pirandello, di cui si celebra il 150° della nascita, sottolineava la precarietà delle certezze di un secolo, il Novecento, segnato dalle sofferenze e dagli angosciosi interrogativi della modernità, che non sempre significa progresso. Il poeta però ci consola: il tempo fugge e inganna, certo, ma a dispetto delle contingenze "chi vuol esser lieto, sia".

“CENTRO”. Senza confondere le comunali con le nazionali, ma senza neppure sottovalutare il significato dell'ultimo giro di valzer elettorale, durante l'estate, come nelle grigliate all'aperto, ci sarà parecchia carne al fuoco della politica. Ognuno rivendicherà il diritto di governare il Paese, ma giunti a questo punto conviene comunque riportare il campanile al centro del villaggio. Sorvolando sulle sconfitte, solitamente orfane, bisognerebbe per lo meno fare chiarezza sui vincitori che vengono identificati nell'area di centro destra. Ma è proprio quel “centro” a creare non poche perplessità. Se proprio, a scanso di equivoci, vogliamo chiamare le cose con il giusto nome, il successo sembra da ascriversi, caso mai, all'apporto fondamentale della destra, ma non quella liberale e risorgimentale, bensì quella peggiore in tutti i sensi attualmente in circolazione. Quella che altrove, in Francia, in Gran Bretagna, in Olanda, in Austria, è stata frenata nelle urne, ma che in Italia vola sulle ali di un crescente consenso attraverso un processo in contro tendenza che incute paura e dovrebbe fare riflettere.

AVVENIRE. Se il Pd vuole provare a riprendersi da una pesante battuta d'arresto che non mancherà di lasciare varie ferite aperte, dovrà cominciare a ispirarsi alla famosa formula del “conosci te stesso”. Al pari della regina Elisabetta, che si presenta ai Comuni senza corona né carrozza, il partito appare in preda a una crisi d'identità dalla quale fatica a uscire e che la tradizionale coreografia post elettorale non riesce a mascherare. Le cause del fenomeno sono numerose e profonde, ma andranno affrontate con coraggio e forse con scelte dolorose per non trovarsi un giorno – come hanno già ammonito vari esponenti e addirittura Andrea Camilleri nei suoi commenti affilati come lame – fuori dalla storia e dall'avvenire. E va da sé, per coloro che si dichiarano di sinistra, che la parola Avvenire, posta tra l'altro nel nome di questa testata, ha un significato speciale sul quale non si può speculare.

IDENTITÀ. La troppa fretta, la fretta di recidere il cordone ombelicale con l'UE, potrebbe giocare un brutto scherzo al governo conservatore inglese ed ai fautori del leave, del divorzio ad ogni costo e contro ogni logica dalla casa comune europea. Nell'aria c'è infatti qualcosa di nuovo, sempre più lontano dall'euforia scoppiata dopo il referendum. L'impressione è che i consumatori britannici abbiano fiutato la trappola e capito che il magnificato ritorno allo “splendido isolazionismo” potrebbe avere un costo elevatissimo se non addirittura insopportabile. Tagliare tutti i legami con l'Europa non sembra più la panacea di tutti i mali come vien dato a bere dalla vulgata della destra populista e xenofoba. E il fatto stesso che in questo senso Jeremy Corbin venga considerato un premier più adeguato di Theresa May oltre che essere un ribaltone inimmaginabile fino a poco tempo fa , non dovrebbe lasciare indifferente l'italica sinistra alla ricerca di una nuova identità.

SOLIDARIETÀ. È come se un'intera nazione densamente popolata venisse svuotata di colpo. Il dato emerge dal Global Trends, rapporto dell'UNHCR, l'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, sulla sorte degli sfollati e dei profughi nel mondo. Sono cifre che nella loro matematica crudezza mettono i brividi. Sul nostro pianeta ogni tre secondi una persona è costretta ad abbandonare la propria casa. E il grave fenomeno è destinato a crescere come evidenziano d'altronde senza possibilità di fraintendimenti le immagini delle migrazioni forzate che avvengono sotto i nostri occhi col loro corollario di privazioni e sofferenze. Lasciando parlare ancora le cifre, attualmente sono oltre 65 milioni le persone obbligate a fuggire dalla propria terra a causa di guerre e persecuzioni. Siamo di fronte a una situazione moralmente inaccettabile da cui emerge chiaramente la necessità di moltiplicare gli sforzi per prevenire e risolvere le crisi nel segno della solidarietà. E pensare che sul dolore c'è chi specula in modo abbietto per racimolare consensi elettorali: il voto della vergogna.