martedì 9 dicembre 2014

Tribuni senza vergogna

 di Renzo Balmelli 

 

RADICI. All'ottava chiamata alle urne in poco meno di mezzo secolo per votare sugli stranieri, tema che di questi tempi infiamma il dibattito un po' ovunque, l'effetto saturazione si è fatto sentire tra l'elettorato della Confederazione elvetica. Nelle urne è così naufragata miseramente e come meritava la dissennata iniziativa "Ecopop" che per limitare in modo drastico la libera circolazione delle persone e delle idee, mirava soltanto a veicolare astruse tesi neo maltusiane sotto il manto dell'ecologia. Per quanto chiaro sia il messaggio, esso non smussa tuttavia la gravità del problema. Ai quattro angoli dell'Europa il seme del razzismo e della xenofobia ha sviluppato radici profonde e continuerà a dare frutti malati fino a quando la gramigna dell'intolleranza troverà tribuni pronti a servirsene senza vergogna per i loro inconfessabili interessi.

 

RUBLI. Se c'è uno scenario in cui il vecchio detto "pecunia non olet" è stato messo in pratica con la massima disinvoltura, questi è il congresso del Front National francese a Lione. Senza mostrare nessun imbarazzo Marine Le Pen, la dama bionda dell'ultra destra transalpina, in estasi davanti a Matteo Salvini, ha intascato l'assegno milionario portato in dote dal messo di Putin e che servirà a finanziare la corsa del partito all'Eliseo. Nota bene: assegno in rubli, non in euro, per dimostrare, da che parte tira il vento. Per questo strano matrimonio si è parlato di "fasciocomunismo", una indigesta macedonia dall'ideologia confusa e nebbiosa, dietro la quale spuntano modi autoritari e sbrigativi e l'avversione per la democrazia parlamentare. Come dicono gli inglesi per la loro sovrana, God save Europe!

 

COMBINAZIONE. Diversamente dalla tenere parole di " Come pioveva", canzoncina di moda anni fa, Sarkozy e Berlusconi non si sono mai amati. Ma per "fatal combinazion" i due, che a distanza si detestano cordialmente, hanno finito con l'incontrarsi e assieme a riparare se non in un "porton", sul carro che nei loro auspici dovrebbe riportarli a rivivere i fasti di un tempo. Entrambi, pur avendo avuto sul finire del loro mandati incontri molto ravvicinati con la giustizia, puntano in alto: Sarkozy alla presidenza, l'ex Cav a qualcosa di ancora indefinito, ma che ha tutto il sapore di una rivincita tanto da fare campagna infischiandosi della sentenza che ne limita il raggio d'azione. Se questa è la ventata di novità nel panorama politico dei due Paesi, i populisti di ogni risma vi troveranno la strada spianata senza faticare.

 

TACERE. Ha strane idee Matteo, non quello che sta a Palazzo Chigi, ma l'altro, colui che spera di arrivarci alla prima occasione. A sentire l'astro nascente della Lega, da quando la sinistra è maggioranza, l'Italia è diventata il paradiso dei delinquenti. Mal gliene incolse. Quasi in concomitanza con la sua infelice affermazione, la vasta retata anti-mafia effettuata a Roma, retata che ha portato a decine di arresti e a un centinaio di indagati, ha svelato un'altra verità e fatto risalire in superficie l'esistenza di un sistema criminale da brivido orchestrato da una cupola nera comandata da estremisti di destra. Un intreccio perverso di delitti e truffe che ha inquinato i gangli della società. Dalla serie: un bel tacer non fu mai detto, a questo punto non resta altro da fare che dedicare a Matteo, aspirante premier, questo bel frutto della saggezza popolare.

 

MALEFATTE. Riapre ferite mai veramente cicatrizzate del tutto, il film in due puntate su Giorgio Ambrosoli , l'avvocato assassinato sotto casa da un sicario di Michele Sindona, trasmesso in prima serata dalla RAI e seguito da milioni di telespettatori. Già il sottotitolo avverte che si tratta di una storia vera, come in effetti fu, che per i suoi drammatici risvolti calamitò su Roma l'attenzione del mondo intero. Dalla famigerata P2 alla morte di Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, dall'ascesa di Sindona, propiziata da compiacenti complicità in alto loco, al suo crollo devastante, dagli intrallazzi di Palazzo alle minacce eversive, l'Italia conobbe una concatenazione quasi ininterrotta di tragici eventi che la spinsero pericolosamente sull'orlo del baratro. Giorgio Ambrosoli, morto ammazzato trentacinque anni fa, viene ricordato come un uomo che ha dato la vita per il suo Paese indagando sulle malefatte dei poteri occulti. Col suo solito cinismo Giulio Andreotti disse che se l'era cercata, mostrando fin a qual punto la situazione era degradata sia sul piano politico, sia su quello morale. I fatti venuti alla luce in questi giorni nella capitale rivelano che i criminali sono sempre al loro posto, oggi come ieri.