STOLTEZZA. E' ripartita con grande clamore, pervasa da un forte sentimento di ostilità, la campagna della destra xenofoba contro l'UE. Un giorno, quando magari sarà troppo tardi, la stoltezza estremista degli euroscettici potrebbe presentarci il conto. E sarà molto salato. Perché il progetto europeo avrà pure parecchie imperfezioni e non poche lacune. Ma a ragion veduta è l'unico di cui disponiamo per progredire e metterci al riparo dalle devastazioni di una terza guerra mondiale che già si combatte a pezzi su più fronti e di cui si intravvedono i prodromi tra scene di orrore e prevaricazioni che tolgono il sonno e il respiro.
MODELLO. Come simbolo elettorale hanno l'elmo chiodato, che risveglia sgradevoli assonanze. Mentre la Svezia si riconcilia col vecchio amore socialdemocratico dopo due legislature conservatrici, dalle urne emerge un altro dato, invero poco rassicurante: il boom degli "Svedesi democratici", quelli appunto del copricapo da guerriero e dal nome che maschera l'accentuata vocazione xenofoba e anti euro del loro programma. Il guaio maggiore è che non sono soli a ispirarsi al modello costruito da Marine Le Pen. Anche nei Länder tedeschi dell'est l'onda nera cresce in modo impressionante. Ai veri democratici il compito di sventare il ritorno al passato che non passa.
TORPORE. Nel frastuono mediatico ci si abitua a tutto, prevalgono l'indifferenza, l'assuefazione, e forse non ci si rende conto di quanto sia profondo il baratro verso il quale stiamo correndo. A risvegliarci dal torpore hanno provveduto due grandi scrittori israeliani, David Grossman e Amos Oz con una secchiata d'acqua, gelata come la doccia che va tanto di moda. La loro è una riflessione ad ampio raggio che diventa universale quando mette in guardia dai movimenti pericolosi che "stanno sorgendo tutti insieme". Mentre dormivamo "i fascisti sono cresciuti tra noi". E' ora di svegliarsi prima che qualcuno uccida la civiltà.
PANZANA. In Italia stanno spaccando il capello in quattro per il saluto romano, che rimane un reato in quanto fonte probabile di rigurgiti antidemocratici, ma che a giudicare dalle reazioni di taluni ambienti animati da nostalgici propositi andrebbe invece riverito come il simbolo dell'impero da cui prende il nome. Con l'aria che tira, il fenomeno non è da sottovalutare, tanto più che alcune recenti iniziative editoriali di un certo successo mirano a demolire il " mito" della Resistenza e a spacciare per buona la panzana che tutti gli italiani fossero adoratori di Mussolini. Per dimostrare quanto l'affermazione sia falsa, basterebbe rileggere la storia gloriosa del Cooperativo e dell'ADL.
MILLE. I paradossi della politica italiana sono leggendari. L'ultimo è fresco di conio. Dopo quello delle europee, Matteo Renzi supera anche l'esame dei sondaggi. Tutto bene, dunque? Non proprio. Difatti convince il premier, non il suo governo, rimandato a ottobre. Secondo gli esperti il dato conferma che "l'opinione pubblica nei suoi giudizi non sempre procede per linee rette". Per rimettere le pedine al posto giusto il presidente del consiglio confida nel suo programma dei mille giorni, che non son pochi. Al Creatore – obietterebbe quella simpatica linguaccia di Don Camillo – ne bastarono sette per fare il mondo. Ma questa, ci si creda o no, è un'altra storia.
PACE. Non l'avessero mai fatto. Ci si interroga per sapere cosa vi sia di strano se a Roma numerosi volti noti dello spettacolo e della cultura pensano che 14 miliardi di euro per i caccia militari F35 siano soldi buttati al vento. Nulla, proprio nulla. Per molto meno in Svizzera con un referendum è stato annullato l'accordo negoziato con la Svezia per la fornitura di aerei da combattimento. Ma la mobilitazione è andata di traverso a chi considera scrittori e artisti come pericolosi agitatori e nemici della patria. Eppure basterebbe poco, un piccolo sforzo, per capire che di questi tempi calamitosi: "Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che... Pace!"