BEFFA. C'è un mare di rassegnazione nel profondo scoramento che ha colto l'Italia allo scoppio degli ennesimi casi di malversazione in due settori sensibili quali l'EXPO di Milano e l'ardimentoso MOSE di Venezia. Su uno sfondo di delusione e di sfiducia s'intuisce di primo acchito quanto la corruzione pesi sull'animo dei cittadini e quanto continuerà a pesare senza una risposta convincente della politica. Ma finora al di la delle solite parole di circostanza (bancarotta etica e morale, riscrivere le regole, fermezza con chi sbaglia) già sentite e risentite fin dai tempi di Tangentopoli, nulla lascia presagire che l'odioso fenomeno della mazzetta, fonte di tanti guai per la Nazione, possa essere debellato a breve giro di posta. Se poi l'ex degli ex assegnato ai servizi sociali afferma che la corruzione è intollerabile, cascano le braccia. Poiché una frase simile detta da quel signore ha l'amaro sapore della beffa!
INFEDELTA'. Come in Europa, anche in Italia il populismo, che sembrava al tappeto dopo la batosta elettorale, resta ancora in grado di rallentare il progresso della società. Dai ballottaggi escono, infatti, dati che oltre a frenare, seppure in misura ridotta, l'onda del Pd, testimoniano come il qualunquismo di destra, ancorché litigioso, sia tutt'altro che inesistente. Nel giro di tre settimane il quadro che emerge rispetto a quello delle urne europee evidenzia una situazione non priva di rischi che sommata all'astensione solleva non pochi e legittimi interrogativi. Ma d'altronde era prevedibile: tra corrotti che si proclamano innocenti e partiti che giocano a scaricabarile capita che i cittadini, ormai stanchi, scoprano l'infedeltà elettorale e che la democrazia vada in affanno. Purché non si avveri lo slogan della nostalgica senatrice di FI, che esorta a inchinarsi al fascismo. Che tristezza!
GRIMALDELLO. Nella Confederazione elvetica il Ticino è terra d'elezione per l'italiano che vi viene parlato da secoli. Questa peculiarità fa sì che il meridione della Svizzera si distingua dalle altre regioni per lo stretto legame culturale con il suo vicino del sud. Ma da un po`di tempo, proprio mentre l'idioma di Dante non se la passa tanto bene nella patria di Tell, il clima intossicato che in questo cantone si è creato nei rapporti con l'Italia è motivo di serie preoccupazioni. Tale deriva è il frutto della scriteriata propaganda messa in campo da certi movimenti di stampo leghista che la usano senza ritegno come un vero e proprio grimaldello elettorale. Tutto ciò, però, getta un'ombra sulla sorte della terza lingua nazionale che se già vacilla nella culla della latinità elvetica, non troverà certo la strada spianata quando si tratterà di tutelarla e difenderla a livello federale dall'incontenibile avanzata dell'inglese nelle scuole e in altri campi.
PISTOLA. Alla faccia dei suoi detrattori che da tempo sperano di fargli un funerale politico di prima classe, Obama non deflette dai suoi principi e li ribadisce in Normandia. Nel ricordo dei quasi diecimila soldati americani caduti su quelle spiagge per liberare l'Europa dall'oppressione nazifascista, il capo della Casa Bianca traccia appunto una netta linea dii demarcazione tra forze di conquista e quelle di liberazione , com'erano infatti quelle impegnate nello sbarco. Nel contempo però rifiuta ogni intervento in cui si debbano posare scarponi chiodati sulla terra. Quando mancano due anni alle presidenziali del 2016 sarà questo uno dei capisaldi della politica votata al negoziato che il primo presidente di colore intende tramandare ai suoi successori. Di giovani americani tornati a casa in una bara avvolta dalla bandiera stelle e strisce ce ne sono già stati fin troppi nell'illusione che la pace fosse possibile soltanto con una pistola fumante.
SUCCESSIONE. L'Europa che non piace nemmeno ai suoi più strenui fautori, è quella che si dipana in questi giorni davanti ai nostri occhi, litigiosa e impegnata in un duro braccio di ferro per la successione di Barroso. Che la carica di Presidente della Commissione, che fu già di Prodi, sia di primo piano nessuno lo contesta; si tratta del governo dell'UE. Ma le manovre dietro le quinte non fanno che accreditare l'impressione, oltremodo sbagliata, di una nomina ottenuta senza esclusione di colpi tra le capitali che più contano, lasciando agli altri il solo ruolo di spettatore. Tutto olio che cola per i Le Pen, padre e figlia, che fingono di litigare, ma continuano a scavare nel fango degli istinti meno nobili. Se invece "l'europremier" venisse scelto democraticamente dagli elettori come si fa coi deputati al Parlamento di Strasburgo, i 27 renderebbero un servizio impagabile alla solidità e la credibilità della casa comune.