di Renzo Balmelli
RIVOLUZIONE. Per chi ne ha pochi, anche un euro conta. Se poi sono ottanta, come quelli promessi dal governo, quei soldi inaspettati saranno sempre meglio di niente. A sentire Pina Picierno del Pd, con quella somma si fa addirittura la spesa per due settimane. Ci si può credere o no, forse vale la pena provare. Ciò non toglie, tuttavia, che malgrado la buona volontà, la strada da percorrere se non proprio per annullare, perlomeno per smussare le peggiori disuguaglianze, sia più lunga della circumnavigazione del globo. Quegli euro faticosamente racimolati rappresentano, infatti, la classica, piccola, infinitesimale goccia nel mare al cospetto delle vistose storture, certificate dal Censis, in base alle quali in Italia il reddito di 10 Paperon de Paperoni vale quello di 500 mila famiglie operaie. Scandaloso! Qui per rimuovere le ingiustizie ci vuole altro, serve una vera "rivoluzione culturale".
TRISTE GERUNDIO. Neanche fosse Kiev, c'è una parte dell'Italia, quella meno bella, l'Italia del tifo esasperato e dei pessimi maestri, che si scontra nelle strade di Roma sparando, bastonando, ferendo e offrendo al mondo un'immagine indegna di un paese civile. Quattro gerundi tristi, spietata autobiografia di un Paese che non ce la fa, un Paese che per una partita di pallone confonde la passione con la frustrazione. E, nel contempo, anche radiografia di un sistema che sull'arco di un nefasto ventennio, oltre a dare il cattivo esempio, ha trasgredito impunemente le regole elementari del buon governo e ormai sfiora il collasso. Collasso che gli "ex" di turno non hanno nemmeno la decenza di riconoscere e che nonostante il fallimento addirittura persistono nella folle idea di passare alla storia come "padri della patria".
DETTAGLIO. Nella ricerca di una maggiore equità l'Italia non è sola a fronteggiare una situazione dominata dalla precarietà. Anche nelle nazioni che guidano la graduatoria del benessere, sempre più gente si trova a fare i salti mortali. Un po' ovunque, dagli Stati Uniti alla Svizzera, crescono le richieste di introdurre il salario minimo (10 dollari l'ora in America, 4'000 franchi mensili nella Confederazione elvetica) che consentirebbe alle categorie più esposte di respirare meglio. Manco a dirlo le più che lecite rivendicazioni sono ferocemente osteggiate tanto dai repubblicani americani quanto dagli imprenditori elvetici, "sciuri padroni dalle braghe bianche" che con mille cavilli non si sognano di scucire le palanche. E ai loro occhi conta poco l'assurdità esistenziale, invero avvilente, che un comune cittadino debba lavorare 140 anni per guadagnare quanto un mega direttore in un anno. Da brivido.
MENTALITA'. Dopo le sue sciagurate affermazioni sui campi di sterminio, l'Europa rottama Berlusconi e lo isola in un finale di partita doloroso per l'Italia, che davvero non merita di essere associata alle frasi sconclusionate di un gaffeur planetario. Dal disastro spunta la malafede del leader di uno schieramento irrecuperabile che all'appuntamento col voto europeo si presenta senza politica e senza risultati, ma con l'accompagnamento di una grancassa mediatica concepita per stordire chi vuol farsi stordire. La propaganda fracassona è indice di una pigrizia dura a morire che vede in chi si comporta senza attenersi alle regole del decoro la via più comoda per entrare nel fatuo regno della ricchezza facile. A questo punto un salto di mentalità sarebbe una riforma che non costa niente, e cambierebbe tutto. Basta volerlo.
POMPIERE. Con l'autoironia che distingue il vero statista, Obama ha imitato Vittorio Emanuele II quando sosteneva che un sigaro e una croce di Cavaliere non si negano a nessuno. Saputo che Putin era tra i candidati al Nobel per la pace, il capo della Casa Bianca ha ironizzato con il leader russo, divenuto il nuovo beniamino di tutti gli arci-conservatori per la sua aggressiva determinazione neo imperialista. "Ormai – ha esclamato Obama – quel premio lo danno al primo che capita", riconoscendo di averlo ricevuto anche lui senza grossi meriti. Ma con una differenza sostanziale: l'inquilino del Cremlino tra il visibilio della destra, anche quella made in Italy, in Ucraina scherza col fuoco, mentre con la presunta irrisolutezza che viene contestata a Obama dai suoi acerrimi nemici, il leader USA prova a fare il pompiere per domare le fiamme che rischiano di incendiare il mondo. Non è poco.