mercoledì 9 aprile 2014

Quattro pezzi facili

di Renzo Balmelli

VALORI. Saranno in grande spolvero e complice la congiuntura avversa troveranno terreno fertile, ma l'avere perso Parigi e Avignone, immagini scintillanti della cultura francese, è per la destra e la sua propaggine estrema un smacco psicologico non facile da digerire. Per la "gauche" in difficoltà sarà una magra consolazione, ma nel contempo aver tenuto due capisaldi di alto prestigio è anche la dimostrazione che non tutto e perduto e che la vera sfida, all'interno della spietata radiografia di una crisi europea dagli sbocchi imprevedibili, si vince sul terreno dei valori che contano. Che sono poi quelli della tolleranza, dell'uguaglianza, dell'intelligenza e della forza delle idee. Certo, la Francia è inquieta e arrabbiata, ma – si spera – non ancora al punto da voltare la spalle alla sua grandiosa tradizione illuminista per gettarsi a capofitto nell'onda blu Marine, volgare e senza avvenire. "Capisco i problemi", ha detto a Repubblica l'attrice Charlotte Gainsbourg. Ma non ci sono scuse: il voto per il Fronte nazionale è un voto razzista che la patria di Voltaire non può tollerare.

BARRIERE. Più che un campanello d'allarme, le municipali francesi sono state una sirena che ha emesso un suono lugubre come quello che precede le grandi catastrofi. Il problema è che quando cominciano a farsi sentire di solito è troppo tardi. Come osservava Gramsci si ha l'impressione che il vecchio mondo muore e il nuovo non può nascere. Nel mezzo prosperano questi fenomeni di destra estrema che al pari del voto di protesta non sono un'esclusiva della Francia, ma si mescolano e si autoalimentano con analoghe pulsioni presenti in altre realtà del Vecchio Continente, dove non di rado assumono coloriture inquietanti. In questo senso l'innalzamento delle barriere nazionali che i populisti propugnano, è un fenomeno che preannuncia l'avvento di una società dell'esclusione, in cui la destinazione finale di ogni immigrato sia un "posto migliore" dove essere infelice.

ORCO. Crimine esecrabile oltre ogni immaginazione, la pedofilia prospera sotto il paravento del silenzio che mette i colpevoli al riparo dai rigori della legge. Gli ultimi dati a questo proposito rivelano che molto spesso gli autori di abusi su minori sono parenti, amici e conoscenti insospettabili, i quali, dopo la condanna, hanno la pena sospesa e tornano vicino alle loro vittime secondo l'immagine classica dell'orco in salotto. Gli esperti chiedono di cambiare la legge per difendere i bambini, ma non di rado sono "vox clamantis in deserto". Un alito di imbarazzo hanno sollevato in tale ambito le linee guida della Cei (la Conferenza episcopale italiana) che non prevede nessun obbligo giuridico di denuncia di un prete pedofilo pur riconoscendo un dovere morale la lotta agli abusi. C'è da chiedersi con quale percezione sia stato accolto tra i fedeli e non solo il sottile, ma significativo discrimine.

ZOO. Nella sontuosa biografia di Berlusconi, ricca di gossip e forse un po' meno di atti di governo memorabili, mancava soltanto l'arca di Noè in chiave moderna. Ora anche questa lacuna è stata colmata, una nuova pagina luminosa andrà a completare il racconto delle prodezze da affidare ai posteri. Dopo i sondaggi che danno il suo partito in netto calo, l'ex premier ha difatti deciso, ispirato dalla lettura di Madre Teresa, di affidare ciò che resta del suo patrimonio politico, alla protezione degli animali soli e abbandonati. Dallo zoo di Silvio dovrebbero venire nuovi impulsi per rianimare un movimento claudicante che grazie a cani e gatti potrà essere guardato con rinnovata simpatia, "aiutando il popolo dei moderati a diventare forza e maggioranza politica". Sarebbe curioso conoscere il parere degli elettori a quattro zampe, ma anche quello degli esclusi dall'arca.