lunedì 10 maggio 2010

HUNG !

di Renzo Balmelli
STALLO - Alla letteratura inglese , da Frankenstein in poi, ma anche nei capolavori di Dickens, non ha mai fatto difetto l’eccentrica inclinazione all’humor nero. Non è quindi per caso che si ricorre alla definizione di hung parliament -letteralmente "Parlamento appeso" o "impiccato" - per configurare una situazione di stallo come quella che si prospetta in Gran Bretagna dopo le elezioni del 6 maggio. Come molti presagivano, dalle urne non è uscita infatti una netta maggioranza in grado di mettere il futuro governo al riparo dalle sorprese. In effetti se è vero che secondo pronostico i laburisti di George Brown, traditi dalle ricette neoliberiste, hanno perso un sacco di consensi, d’altro canto è altrettanto evidente che i conservatori di David Cameron pur avendo totalizzato piu’seggi degli altri non sono riusciti a realizzare l’allungo decisivo per “ regnare” da soli e indisturbati. Hanno vinto senza convincere che è quasi una mezza sconfitta. Alla fine, inoltre, è stato deludente anche il risultato dell'astro nascente, il liberaldemocratico Nick Clegg, l'osannato alfiere della terza via, che vede in parte ridimensionate le sue ambizioni di essere l’ago assoluto della bilancia. A Londra lo scenario del Parlamento impiccato che minaccia di paralizzare i Comuni è possibilità rara, visto che dal 1945 a oggi si è materializzata una volta sola, nel 1974 con Edward Heath , il leader dei tory che incapace di sbrogliare la matassa preferi’ dedicarsi all’attività a lui piu’ congeniale di direttore d’orchestra. Rara, appunto, ma non per questo meno carica di insidie. Nemmeno adesso difatti sarà uno spartito facile quello che si troverà davanti il futuro inqulino del numero 10 di Downing Street , chiamato a destreggiarsi , senza averne i numeri e con la crisi greca che spaventa la City, nel mezzo di una svolta che segna in pratica la fine del classico bipolarismo presente nella storia britannica. Fatta salva l'ipotesi della coalizione, che pero' non piace a nessuno, dopo tredici anni di laburismo sulle rive del Tamigi riappare dunque lo spettro dell'ingovernabilità che sicuramente non era quanto auspicavano gli elettori decisi a voltare pagina, ma indecisi, come si è visto , su chi affidare a piene mani e occhi chiusi le speranze di cambiamento.

ABISSO - Pesano come un macigno i morti di Atene che listano a lutto lo sciopero generale indetto contro le misure di austerità e contro il saccheggio dei diritti e dei redditi dei lavoratori. La Grecia è sull'orlo dell'abisso e sll’origine della gravissima crisi c’è un concentrato dei peggiori vizi del capitalismo: la gestione irresponsabile delle risorse, l’evasione, i conti in nero, i bilanci truccati, l’onnivora avidità degli speculatori. Ma una cosa è manifestare, un’altra cosa è uccidere. Se lasciata in mano a criminali schegge impazzite, l’onda della protesta è purtroppo in pessima compagnia. A questo punto si impone un passo indietro, una pausa di riflessione per pacificare gli animi, tanto piu’ che la diffusione del contagio ad altri paesi è un’ipotesi tutt’altro che inverosimile. Con conseguenze che si possono facilmente immaginare. Nel marasma che imprigiona la patria di Aristotele è in ballo e in gioco il futuro dell’intera Europa e della moneta unica, non soltanto la salvezza della Grecia. Non è ammissibile pero’, mentre i salari dei manager schizzano ad altezze vertiginose, che siano i piu’ deboli, i piu’ esposti alle oscillazioni congiunturali, a scontare gli errori degli altri. Qualche volta ci si dimentica che la classe operaia esiste. Sono parole di Giorgio Napolitano, mai tanto profetiche.

TRAGEDIA - L’uccello marino con le piume incollate da una patina oleosa che muore nel Golfo del Messico conferma una volta ancora l’incoscienza di avere legato al petrolio la crescita dell’economia , trascurando lo sviluppo di energie alternative meno dannose. Mentre il dramma della marea nera comincia a svelare tutta la sua pericolosità,soltanto adesso, con colpevole ritardo, si cominciano a intuire i rischi insiti nello sfruttamento sfrenato e irragionevole delle tecniche di estrazione. Basta un falla , basta un banale errore umano per mettere a repentaglio l’esistenza di colonie di anatre, fenicotteri, pellicani , di un raro patrimonio ittico e di un delicato ecosistema nella zona che per il groviglio di canali viene chiamata la Venezia della Louisiana . L’area è ricca di flora e fauna ora a rischio per gli effetti del greggio che negli acquitrini e nelle paludi è difficile da ripulire. Ci vorranno mesi per misurare l’entità dei danni che la compagnia petrolifera BP , all’origine del letale inquinamento, intende rifondere fino all’ultimo centesimo. Ma nessun risarcimento miliardario potrà rendere giustizia alla natura violentata e devastata dall’uomo.

ETICA - A sentire i suoi è stato un grande ministro. Sarà. Ma di Scajola si ricordano il clamoroso " rompicoglione" indirizzato a Biagi e il chiacchieratissimo attico con vista sul Colosseo,l'ultimo faux-pas che gli è risultato fatale. Tanto che non l'ha difeso nessuno, nemmeno la zelante stampa di famiglia lesta a scavargli la fossa. In un' Italia dove non si dimette nessuno, Claudio Scajola tutt'al piu' è pronto per entrare nel Guinness dei primati. Ci ha provato due volte e per due volte sono state subito accettate. Come titoli di merito in una coalizione rotta a tutte le astuzie del mestiere e riccca di scheletri nell'armadio non sono il massimo. Resta da capire perchè mai un politico-salamandra come lui, democristiano e berlusconiano della prima ora, abbia avuto un comportamento tanto imprudente. L'unica spiegazione plausibile - scrive Massimo Franco sul Corriere - sarebbe quella di un senso di impunità tale da fargli dimenticare qualsiasi cautela. Colmo dei colmi, l'ex ministro sarebbe la prima vittima delle leggi ad personam di cui la maggioranza si è dotata per fare lo sgambetto alla giustizia.In quest’ottica la sua uscita di scena è lo specchio di un governo in stallo a fronte di problemi crescenti e un’impasse conclamata. In effetti non è una buona notizia per la democrazia sapere che un ministro della Repubblica è finito nell’inchiesta sugli scandali che intristiscono la legislatura. E’ quindi tempo e ora di guardare la realtà in faccia: si chiama etica della responsabilità ed è l’essenza della ragione politica. CULTURA - A meno che non sia di suo gradimento, ovvero benedetta dal vertice, è scarsa la considerazione che la destra nutre verso la cultura. Pensare con la propria testa è un gesto che in questi ambienti rischia di essere giudicato sovversivo anche quando si mette in scena un testo operistico. Non sia mai che dal loggione della Scala, poco lombardo-centrica agli occhi della Lega, si levino verdiani inni risorgimentali. Nel mondo della lirica , il decreto che riforma il settore è stato percio’ vissuto come un intervento punitivo, come una mannaia che incide nella carne viva della creatività artistica. E’ una legge che andava evitata, anziché alimentare contrasti e sospetti che finiranno col nuocere all’immagine della musica italiana nel mondo. Purtroppo questo è l’esito scontato se il ministro cui è affidata la totale responsabilità del centocinquantesimo ,si, proprio lui, Bondi, mostra di capire le tesi di chi mette in discussione l’Unità d’Italia e ne rinnega il contributo fondamentale dato alla cultura.