di Renzo Balmelli
TORTURA.
Non esiste assolutamente nessun motivo che possa giustificare il ricorso alla tortura. Chi ha presente l’orrore dei Lager nazisti, dei gulag , della garrota franchista, delle prigioni argentine durante la dittatura , delle carceri cilene ai tempi di Pinochet, dei campi di rieducazione gestiti dai khmeri rossi non ignora fino a che punto di abiezione possa arrivare la prevaricazione dell’uomo sull’uomo. Tuttavia per quanto possa parere impossibile, sul piano morale esiste di peggio. C’è l’orrore di chi lucra e si arricchisce con gli strumenti del dolore utilizzati per estorcere confessioni. A questo proposito fa accapponare la pelle il rapporto di Amnesty che parla di congegni di tortura prodotti e venduti da varie aziende grazie alle falle legislative che permettono di farla franca a dispetto delle rigorose misure di controllo entrate in vigore tre anni fa. Diversi stati europei , fra cui anche l’Italia, non sono abbastanza determinati nell’applicazione di tali leggi e talvolta anziché intervenire preferiscono guardare dall’altra parte. Si arriva cosi’ al paradosso che un’intera gamma di prodotti che non hanno altro scopo se non quello di infliggere sofferenze sono apertamente commercializzati su Internet. Dopo un decennio di campagne la cassetta degli attrezzi del torturatore è sciaguratamente sempre ben fornita mentre in pari tempo la strada che porta al rispetto dei diritti umani resta ancora tutta in salita.
SINDROME.
Fanno finta di niente, ma a destra la batosta incassata da Sarkozy ha lasciato il segno. Nel Pdl parlare di sindrome francese è tassativamente vietato. Invece è fuor di metafora che le notizie da Parigi hanno contribuito a rendere grigio il clima in casa della maggioranza , passata dalla sensazione di una vittoria schiacciante all’incubo di un esito avaro di certezze. Anche l’inquilino dell’Eliseo, forte del consenso elettorale, era convinto di essere in una botte di ferro. Invece i risultati non proprio esaltanti delle presidenza, alla lunga hanno finito con lo scontentare fasce sempre piu’ ampie di popolazione. Chi non l’ha bocciato, si è astenuto che è una protesta non meno vistosa. Sotto il cielo di Roma, il Cavaliere senza regole , che disprezza la legalità e passa da uno scandalo all’altro, non è messo meglio. Col suo operato ha portato il Paese nel caos e ora bisogna trovare il modo di salvare cio’ che resta della democrazia repubblicana. Forse non ci sarà ancora un sorpasso del Pd, ma a questo punto l’ipotesi di una scossa salutare appare non solo verosimile, ma addirittura necessaria. Dopotutto se c’è riuscita la gauche d’oltralpe, che veniva da una lunga traversata del deserto, perché non dovrebbe farcela la sinistra italiana?
BRISCOLA.
E’ davvero sconcertante l’immagine del Presidente del Consiglio che trascorre le giornate a concertare le strategie per oscurare le trasmissioni televisive a lui sgradite. Invece di svolgere le mansioni per le quali è stato eletto, perde perfino tempo a spiegare al direttore del Tg1 RAI che cosa deve dire nell'editoriale del giorno dopo. Tutto purché non passi nel servizio pubblico una mezza informazione sui processi che lo riguardano. Sono pratiche inaudite, vergognose. In un ordinamento rispettoso della divisione dei poteri, nessun esponente di partito, di qualsiasi colore, deve sentirsi legittimato a interferire nel lavoro delle redazioni. Se lo fa significa che da qualche parte il meccanismo si è spezzato. Purtroppo qualsiasi discorso sulla deontologia professionale casca come una pera marcia se chi sta al vertice delle news finisce col diventare l’asso di briscola di chi comanda. Quando si manifestano torsioni tanto gravi, si cade nel peggiore degli equivoci. Poco alla volta l’utente si trova immerso in un concentrato nauseabondo di regime spacciato come informazione. Si, è ora di tornare a fare dell’Italia un paese normale.