Molti pensavano fosse una scena folkloristica, invece da Copenaghen sale un grido di allarme. Cio’ che conta davvero per dare un senso al vertice è imprimere una svolta decisiva alle strategie per la riduzione delle emissioni inquinanti.
di Renzo Balmelli
CLIMA. Molti pensavano fosse una scena folkloristica, invece era un grido di allarme. Anche oltre i cinquemila , sulle cime che il governo del Nepal ha scelto come sede estomporanea per una inedita forma di protesta, l’aria è sempre piu’ inquinata. Ora gli occhi del mondo sono puntati sulla capitale danese per capire e giudicare se dalla Conferenza dell’ONU sul clima uscirà qualcosa di buono, concreto e duraturo per salvare la Terra dal surriscaldamento climatico. Ma la distanza che ancora separa l’intreccio non sempre virtuoso delle economie dagli obbiettivi piu’ coraggiosi e innovativi stempera le speranze della vigilia. Cio’ che conta davvero per dare un senso al vertice di Copenaghen è imprimere una svolta decisiva alle strategie in cantiere per la riduzione drastica delle micidiali emissioni inquinanti che stanno soffocando il mondo di Co2. Per rendere l’idea degli enormi pericoli che incombono sull’umanità, nel loro appello comune i maggiori quotidiani del mondo hanno rappresentato il nostro pianeta in attesa del pronto soccorso. Il paziente si salverà, solo grazie a un’intesa globale , condivisa e di immediata attuazione sui gas serra, con tutto quello che comporta. Ma è qui che casca l’asino. Ormai lo sanno anche i paracarri. Sul piatto vi sono miliardi e miliardi di dollari che fanno gola non solo per nobili motivi.
PARADOSSI. Per chi crede che nonostante tutto sia sempre meglio mettere un fiore sulla bocca del fucile piuttosto che un colpo in canna, non mancano i motivi di rammarico. Succede cosi’ che nel frastuono del referendum sui minareti sia passata quasi inosservata la non meno grave vendita di armi all’estero che la Svizzera ha approvato senza battere ciglio. Con quei congegni, autorizzati in nome del “ pecunia non olet,” verranno uccise delle persone innocenti. E’ il paradosso del paese piu’ pacifico al mondo, che in nome dei propri interessi pare avere dimenticato di essere la culla della Croce Rossa. Pero' non è solo . Anche Obama, colomba elettorale per antonomasia e Nobel per la pace, sembra soffrire il suo primo vuoto di memoria. Fino a ieri paladino della “ exit strategy” dall’Afghanistan per non rivivere l’incubo dell’era Bush, ora non vede altra via d’uscita alla crisi all’infuori dell’opzione militare; opzione cui affidarsi fino a quando sarà necessario per "finire il lavoro". Parafrasando Bismarck, pare di assistere alla prosecuzione della diplomazia con altri mezzi. Il presidente assicura che il Paese non sarà vittima della sindrome del Vietnam, della guerra che si perde a Washington, nei palazzi della politica, ancora prima di essere combattuta sul campo. Ipotesi azzardata , che in passato è stata spesso smentita. Altri ragazzi potrebbero morire o tornare mutilati , senza avere stroncato il terrorismo di marca talebana. Questa “ora è la guerra di Obama”, come titola lo Stars and Stripes, il giornale delle forze armate degli Stati Uniti. La guerra di Obama? Che paradosso! I sogni svaniscono, in una notte in cui la luna si è oscurata.
MAFIA. Con le deposizioni dei pentiti bisogna andarci piano e chiedere verifiche prima di prenderle per buone. La posizione espressa da Luciano Violante raccoglie il consenso di Giancarlo Caselli, Procuratore capo di Torino. Il successore di Falcone e Borsellino, che è stato in prima linea nella lotta alla mafia e vive tuttora sotto scorta, aggiunge pero’ una postilla significativa. Non è normale che le rivelazioni siano credibili se riguardano Toto’ Riina e diventino carta straccia quando parlano di personaggi eccellenti. In questa interpretazione c’è una sorta di garantismo selettivo che da solo non basta a dare una risposta rassicurante al Paese , da giorni sotto choc, incredulo e bisognoso di sapere dopo gli interrogativi sollevati dal caso Spatuzza. Certo, piu’ latitanti finiscono in galera, piu’ si incrina il muro dell’omertà . Ma la cupola , quella vera, quella che prova a infliltrarsi nei gangli del potere, è un’altra cosa, inafferrabile e senza volto. Per estirparla servono serie riforme . Il fenomeno, come suggerisce Caselli, si batte con l’antimafia sociale e del diritto , l’unica in grado di arare il terreno su cui promuovere la cultura della legalità.
P.S.- Ubi maior minor cessat.
Su Ciampi e Napolitano, accolgo col massimo rispetto le osservazioni del senatore Besostri ( v. ADL del 2.12.09), che a proposito dei due inquilini del Quirinale mi attribuisce un giudizio di merito che pero’ non mi pare di avere pronunciato. Non ho mai pensato “ che il primo fosse un intransigente e il secondo un accomodante” con Berlusconi. Constato soltanto che il premier, infischiandosene della sobrietà, inisiste a governare con le leggi ad personam, i lodo- scudo ed i presunti " legittimi impedimenti" che lo pongono al riparo dai processi. In quest’ottica vagamente surreale, lascia stupefatti che sia Fini , seppur per svariati motivi , a fare la faccia feroce nei confronti del Cavaliere. E’ il vistoso controsenso su cui il Pd dovrebbe riflettere anzichè presentarsi in ordine sparso al NO B DAY, che come scrivono i suoi denigratori magari non ha cambiato la storia, ma se non altro nella sua fresca spontaneità ha proposto un altro volto dell’Italia; un volto diverso, migliore.