martedì 7 luglio 2009

Sul viale del... Tremonti

di Renzo Balmelli

TRAGEDIA - Che vita fare quadrato attorno al capo, mentre non si placa l’eco della vicenda di “ sesso, bugie e videotape” che allunga sull’Italia l’ombra della precarietà. Nel PdL la parola d’ordine é che un governo non si giudica dal buco della serratura, ma da come agisce. E sia! Senonché, il giorno in cui Berlusconi si dichiarava “fortissimo”, l’inferno di Viareggio mostrava in mondovisione una realtà assai diversa da quella ingannevole e tirata a lucido di cui si vanta la destra. In termini politici, questa fase segnata dalle repliche stizzite del premier potrebbe essere l’apice del suo potere personale , prima del declino. Il possibile snodo ruota attorno al G8 per il quale si é mosso il Quirinale, consapevole delle tossine che sono in circolazione. Se il vertice fosse un sommo inciampo anziché un successo, non solo verrebbe compromessa la prestigiosa vetrina aquilana, ma ne soffrirebbe anche l’immagine dell’Italia già ammaccata dal modello antropologico e culturale del velinismo di Palazzo. Giorgio Napolitano si é persuaso a chiedere una tregua delle polemiche nella speranza che la sua iniziativa non venga vissuta unicamente come una parentesi eccezionale, bensi’ come un contributo per svelenire il clima . Ma considerando le tensioni che agitano la maggioranza, ormai sull’orlo di una crisi di nervi, sono scarse le possibilità che l’ intervallo del summit preluda a un inizio di normalità.


FATTORE “S” - Molto si parla nel Pd, sia con simpatia che con malcelata irritazione, del “ fattore S” incorporato da Debora Serracchione, simbolo del nuovo che avanza. Premesso che in politica non si da nulla per scontato e che i galloni si guadagnano sul campo, l’arrivo sulla scena di energie fresche dovrebbe comunque destare curiosità e interesse. A maggior ragione in un partito che si vuole dinamico, moderno, riformista e progressista. Oggi infatti si giustifica sempre meno la logica d’apparato da cui il Pd dovrebbe emanciparsi nel momento in cui cresce il bisogno di rinnovamento. Dopotutto una donna che nel Nord-est ha messo a segno l’indiscutibile primato di superare Berlusconi alle ultime elezioni europee qualche atout deve pure averlo. Per non lasciarsela sfuggire, varrebbe la pena di valutare quale contributo puo' dare al rilancio della sinistra in una fase che non la vede certo al top della forma. L’auspicio é di far crescere tra i democratici una classe dirigente che col tempo impari a diventare classe di governo di uno schieramento votato non solo alla resistenza. In vista del congresso di ottobre, si offre dunque un’ occasione propizia di riflettere e di pensare in prospettiva a un cambio generazionale per chiudere la stagione dei litigi che ancora non é tramontata.


SICUREZZA - Chi dirige vuole avere presa su tutto, anche a costo di far venir meno la dignità. In quest’ ottica di potere si varano leggi inique come il decreto sulla sicurezza che per i suoi contenuti repressivi sgomenta la sinistra, la Chiesa e l’Europa. E non importa se al nord alcune amministrazioni rosse hanno un’anima “ rondista”. Sotto qualsiasi simbolo, le ronde restano una pratica medievale che incoraggia la delazione e non frena l’immigrazione clandestina. Quelle norme che sollevano dubbi sui diritti umani , alla prova dei fatti altro non sono che il prezzo pagato dal governo per garantirsi l’appoggio della Lega. Per un pugno di voti si manda in soffitta la questione morale e si ignora il problema vero, quello dell’integrazione, che va governato senza ammainare la bandiera della solidarietà. Con un minimo di onestà intellettuale da parte di chi oggi esulta , la questione andrebbe riformulata al piu’ presto prima che il tema dei migranti si imbarbarisca fino al punto da sfociare nella caccia allo straniero. Allora potrebbe avverarsi il monito di chi come monsignor Marchetto, insofferente alla prevaricazione [ma smentito dalle gerarchie vaticane, ndr], teme che il pacchetto sicurezza porterà all’Italia soltanto dolore.


HONDURAS - Se alla Casa Bianca governassero i repubblicani si potrebbero nutrire svariati sospetti sulle ingerenze nelle vicende dei paesi vicini. Ma da quando l’America latina non é piu’ considerata il cortile di casa degli Stati Uniti, le svolte antidmocratiche appartengono al passato. Per questa ragione il colpo di stato in Honduras, arrivato come un fulmine a ciel sereno, ha messo in allarme la comunità internazionale. L’idea che i militari anziché restarsene disciplinatamente in caserma ricomincino a coltivare pericolose velleità di potere, non puo’ lasciare tranquilli chi ricorda la ferocia delle dittature che hanno insanguinato questa parte del mondo. Solo la destra nostrana, forse per simpatia con l’autoproclamato presidente Roberto Micheletti di lontane origini bergamasche [e sostenuto dalle gerarchie cattoliche, ndr], ha legittimato l’operato dei generali. Occorre porre un baluardo - dicono - ai “caudillo rossi”, senza tuttavia specificare se delle categoria fanno parte anche Barak Obama, Hillary Clinton, l’ONU, la Comunità Europea ed i governi che hanno stigmatizzato la ricomparsa della deriva autoritaria. L’affinità elettiva con i golpisti nega l’autenticità democratica di chi si schiera a loro favore.